22.3.11

Tracciati di viaggi Si giudicherà di te seguendo il colore delle tue tracce

ascolta
Parole da viaggio 2010
serata di lettura condivisa
a cura di Barbara Della Polla
da un'idea di Sabina de Tommasi


La serata di lettura condivisa di quest'anno al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma si terrà il prossimo 21 aprile 2011.
Titolo Storie Minime.
a cura di Massimo Talone
da un'idea di Sabina de Tommasi


foto Massimo Gardone

19.3.11

Quando la pentola a pressione si chiamava l'atomica



Nostra madre aveva un sacro terrore dell'a-tomica. Primo diceva che i cibi non si cuocevano bene, nell'a-tomica, lei abituata ad usare Il Cucchiaio d'Argento. Secondo, era pericolosa perché poteva farci del male, sporcare la casa, rovinare la giornata. Sarà stato per quel sibilo forte che produceva la valvola e per il vapore che violentemente si sprigionava salendo veloce verso il soffitto. Si narravano fatti incredibili successi a chi usava l'a-tomica. Esplosioni, ustioni e, cosa più grave, a letto senza cena.

E così siamo sempre stati tutti contro l'atomica!
(continua)

10.3.11

Sospesa tra cielo e terra - tra dialogo e racconto Maria Lai


Sospesa tra cielo e terra - tra dialogo e racconto Maria Lai
di Barbara Della Polla e Ennio Guerrato

Ci sono incontri che ci lasciano la meraviglia. Come un'opera d'arte.
Che si fanno da sé.
Come una fiaba.

Un po' di anni fa in preda ai "racconti del filo", a quelle tessiture metaforiche e reali che le donne custodiscono da secoli, mi sono incamminata alla ricerca di questa "piccola" grande artista che si chiama Maria Lai. Sono partita così con un taccuino d'appunti, un indirizzo, una meta tra le montagne dell'Olgliastra. Sono tornata più volte come per colmare la sete che porto dentro.Quando si torna in un luogo tutto pare più famigliare, riconosci i segnali, le pietre, i volti e girare l'angolo non è cosa sconsciuta è come se già tutti ti aspettassero. Anche i ragazzini seduti sul muretto hai piacere a salutarli. E la vigna non è sconosciuta e ti aspetta. Riconosci il giallo delle foglie e la terra rossa, i muri di cemento meno grigi. Varchi la soglia e ti accoglie lo sguardo sincero di Elena, l'abbraccio di Tonino e sorridi a Giulia e Massimiliano che non ti riconoscono.  La gioventù distoglie lo sguardo al passato e vola verso il futuro. Piove. E la pietra si fa più nera.Prendo a prestito una storia, un paese legato alla montagna, come tutta la mia infanzia.Il mio non è un nastro azzurro ma quasi tutto in bianco e nero come la scrittura. Ho sempre pensato che ci sono fili che uniscono. Uniscono persone, paesi, fatti e vicende. Mi sono imbattutta come spesso succede in sentieri già percorsi da altri e con stupore e meraviglia di trovare assonanze e ritmi che confacevano al mio essere, al mio modo di comunicare al mondo,  con il mondo. Anche questo è un viaggio appena iniziato, abbozzato non so dove porterà. Per il momento è un taccuino, un taccuino di viaggio breve. Sospesa tra cielo e terra. Tutto questo tessere di fili non è altro che una storia esile di legami, facilmente riconducibile all'essenza della vita.
Le fiabe di Maria non sono un racconto per immagini ma sono fiabe che inventano nuove storie
inventate con le immagini. Le fiabe sono la riscoperta dell'infanzia come stato d'animo, disposizione mentale, la curiosità di guardare alle cose del mondo con la curiosità di un bambino.

Prendo a prestito una frase di maria per raccontare di maria maria pietra maria nuvole maria forte filo maria terra maria aria maria ritmo e silenzio non mi è mai piaciuto il nome maria, eppure anch'io mi chiamo così nonostante tutti mi prendano per Barbara

9.3.11

SOS - Conosci questa donna?

Spot per promuovere la donazione di fondi per la costruzione di una casa rifugio
per le donne e bambini vittime di violenza Nikšić (Montenegro)




Conosci questa donna?
Ha due figli!

La notte scorsa è stata buttata fuori di casa!
Nessun posto dove andare!

Telefono SOS per donne e bambini vittime di violenza Nikšić
SOS telefon za žene i djecu žrtve nasilja Nikšić

ideazione Ennio Guerrato
musiche Francesco Morosini
disegni Beatrice Mascellani

7.3.11

Philêin - installazione


video Ennio Guerrato

Philêin

ideazione Barbara Della Polla
installazione realizzata da Cassiopea in TNT e cotone

per Horti Tergestini

Un filo che annoda, passa attraverso il tessuto o la carta o qualsivoglia materiale creando spazi compositi, viaggi metaforici e reali.

installazione ideata per la mostra
take a walk on the wild site
a cura di Elisa Vladilo

6.3.11

La domenica della bambina rossa da Diario di scuola (4)

La domenica inizia di sabato e finisce lunedì mattina! Ci si potrà mai credere?
Era sempre così il sabato iniziava la domenica e non è uno scherzo non si dovrebbe mai scherzare su una questione così importante. S A B A T O... già a scriverlo, con gli spazi larghi tra una lettera e l'altra, faceva capire quanto era importante il momento. Per ogni cosa c'è un rito a cui bisogna prepararsi. E il sabato sera per loro iniziava molto ma molto presto soprattutto d'inverno. Abitavano a circa 900 m sul l.m. Mica uno scherzo. E' chiaro che il sole tramontava, e tramonta tutt'ora, molto presto in un posto circondato dalle montagne. Si affacciavano al giorno e oplà in men che non si dica già si faceva buio. Non c'era niente ma proprio niente di pauroso. Mai una volta che guardando oltre provassero, che sò, un brivido lungo la schiena. Anche i monti che con il calar diventavano scuri avevano un aspetto famigliare. Con gli occhi socchiusi, ripensando al breve passaggio tra il giorno e sera, è chiaro che i ricordi passano attraversando le narici. Una mescolanza di odori; sanno di legna, di resina e respiro, fiato sospeso, arance misto al borotalco serale ed hanno, i ricordi, la fragranza calda del pane. Tra questi passaggi ci sono mille variazioni olfattive, intense e persistenti. Ma già stiamo divagando...
Il sabato sera, preambolo della domenica, iniziava con il rumare dell'acqua. Un bagno azzurrino, ne grande ne piccolo in fondo al corridoio. Una grande finestra aperta sul verde. Uno specchio piccolo incorniciato di nero dove anni dopo vide camminare un ragno. Vide, o forse pensò, di vederlo camminare sul suo volto riflesso, come una carezza sospesa. E intanto l'acqua riempiva la vasca e il bagno sapeva di sapone e pulito. Ancora una volta viene assalita dagli odori tenui e vellutati. L'acqua ha odore di fresco mescolato a quella nebbiolina che ora appanna lo specchio dove ha già disegnato un sorriso tra le goccioline.
(continua)

2.3.11

la bambina rossa và da Diario di scuola (3)

Che dibattiti in questi giorni!
Scuola pubblica o scuola privata... anzi non la chiamano più privata
ma si dice libera.
Scuola pubblica e scuola libera. Bella la parola libera.
ma perché non domandarsi perché si va a scuola!
A scuola di cosa poi?
Le elemetari e le medie io le ho fatte un piccolo paesino di montagna, ma proprio montagna montagna. Mi piaceva andare a scuola. Alla "tua scuola si imparavano un sacco di cose" me l'ha detto un giorno, molti anni dopo, mio nipote Francesco guardandomi con gli occhi sgranati mentre gli insegnavo a catturare i grilli. O forse sono io che ricordo così.
In questi giorni si fa un gran parlare di ricordi di scuola orripilanti o di scuole fatiscenti o di scuole che non hanno insegnanti capaci.
Io mi son trovata bene a scuola e ho imparato un sacco di cose!
Primo ci potevo andare da sola, a scuola. O meglio ci riunivamo un piccolo gruppo, faccio il conto: Diana e suo fratello Diego, Rita e l'amica più piccola di cui ora mi sfugge il nome, Stefano che piaceva a tutte noi, Laura e Marisa sua sorella, mia sorella Silvia ed io. Insomma un'armata brancaleone andava a scuola, ogni giorno, a piedi con la neve, la pioggia o il sole. Nessuno ci fermava. Quando passava, si prendeva la corriera, avevamo persino l'abbonamento con la nostra piccola foto e questo ci faceva sentire grandi. Era come fare ogni giorno un piccolo passo verso l'avventura. Andavamo a scuola perché ci si poteva incontrare, perché i pomeriggi passati assieme non bastavano e la scuola diventava un'altro modo di passare, assieme sempre, il nostro tempo. Perché il tempo era nostro e potevano gestirlo e pareva non finire mai. Ma soprattutto potevamo inventarlo il nostro tempo! Tutti in classi diverse s'intende. Diciamo che dalla prima elementare alla seconda media le classi le avevamo coperte quasi tutte. Diana era la più grande e Bruna la più piccola (mi sono ricordata il nome dell'amica di Rita).
Non era solo per passare il tempo che si andava a scuola. Ci piaceva imparare a leggere e a scrivere. Ci piaceva far di conto usando sabbia e pietruzze come nel più antico abaco. Del mio banco ricordo il calamaio, per un po' l'ho usato intingolando un pennino. Cercando di non macchiarmi le mani e il foglio del quaderno che doveva risultaresenza quelle antiestetiche orecchie d'asino. Qualche volta nel quaderno si attacavano le ricerche e allora che divertimento, usare una bella colla profumata quasi di pane. Appiccicare le ricerche era un po' come quell'infornata di pane o di pizza del sabato sera. Quella fatta in casa solo con acqua e farina.con l'aiuto della mamma. La scuola dunque aveva un buon odore! Sapeva di pane e di pizza, neve d'inverno, erba tagliata, fiori e muschio a primavera e d'estate. Sapeva di vento e corse pazze. C'era un particolare gusto nel ritrovarsi con gli altri compagni per raccontare di gite, scalate o dell'ultima gara con gli slittini. La maestra insegnava a catturare i grilli, a piantare piccoli semi... Alle medie poi il "parco" professori era talmente vario che, passando da una materia all'altra, avevamo già fatto il ripasso di geografia. Non dico che avevano tutte le regioni d'Italia presenti all'appello ma un bel po' certo sì. E così era anche scuola multiligue perché nonostante si parlasse rigorosamente in italiano, un po' di parole sicule, partenopee, emiliane e del tavoliere scappavano veloci da una bocca all'altra.
Quello era il momento più giocoso.
E lo stivale presentava sempre grandi sorprese.
(continua)