Il circo delle donne



«La creazione artistica per me ha sempre avuto bisogno di un lungo periodo di gestazione fatto di incontri e solitudine. Ed è dall’incontro con tante personalità, diversità, esperienze, corpi che nasce quel meraviglioso equilibrio tra certi “calvari anatomici” e la “normalità”. Struggimento, poesia, ironia prendono forme inusuali in chi non educato alla professione teatrale, accompagna il proprio istinto al di là delle barriere che ogni giorno si deve attraversare.  L’urgenza di comunicare trova nel lavoro collettivo un valore assoluto, fatto di corpi ed umori. L’idea di attraversare l’esperienza circense con i “nostri corpi mancini” nasce proprio da questo incontro. Una pista dove gettarsi a capofitto e restare a guardare; offrire il proprio piccolo numero di bravura; la diversità di ognuna da esibire e mettere a nudo. Un ricordo d’infanzia semplice e un po’ ingenuo, costruito dal nulla e preso in prestito dai sogni. Un luogo dove ogni diversità è permessa e anzi ne viene elogiata la saggezza... e questo circo strampalato diventa un’assemblea.... Tentando di convincere, magari ridendo, che solo su queste diversità si può fare affidamento. Ma la vita umana, si sa, in assoluto non è altro che un gioco dell’assurdo... per ridere e sorridere cercando, ancora, di non farci troppo male»
Barbara Della Polla

regia   
Barbara Della Polla
assistenti alle regia   
Sandra Cosatto, Ennio Guerrato, Eleonora Zenero
con   
Sabina Bernardi, Tamara Bomestar, Barbara Canziani, Cristina Cerqueni, Mariagrazia Cordasco, Paola Di Florio, Gabriella Holzinger, Angela Inturri,
Alessia Malusà, Mara Mancuso, Ondina Mioni, Fabiana Pisano, Marisa Vesnaver,
Fiorella Vitalba, Eleonora Zenero
costumi   
Rossella Truccolo
realizzati da   
Cassiopea Teatro – Annamaria Semolini  e  Aurora Benvenuti, Nina Casta, Claudia Circota, Amarilli Delcaro
trucco   
Valentina Dessenibus
luci   
Alessandro Macorigh
suono   
Carlo Turetta
coordinamento organizzativo   
Sabina de Tommasi

con l’amorevole collaborazione artistica di   
Giovanna Mori, Valentina Morpurgo,
Assunta Signorelli, Giorgio Testa, L’Impasto Comunità Teatrale Nomade
un ringraziamento a    Donata Martinelli, Giusi Mancuso, Rubiela Sanchez,
Susanna Steffè

produzione
Teatro Stabile del  Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con Cassiopea Teatro
debutto gennaio 2004


Lo spettacolo è la tappa finale del progetto di formazione IL NUOVO CIRCO E IL TEATRO DANZA
promosso da IRES - Istituto Ricerche Economiche e Sociali del Friuli Venezia Giulia
finanziato da
Commissione Europea - Fondo Sociale Europeo
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Direzione Regionale alla Formazione Professionale
con il sostegno di
Azienda per i Servizi Sanitari n. 1 Triestina e Dipartimento di Salute Mentale di Trieste
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Dipartimento di Salute Mentale di Udine
Progetto Stella Polare
Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute
Piccola Società Cooperativa Cassiopea
con il patrocinio di
Consigliera di Parità Regione  Autonoma Friuli Venezia Giulia

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hanno scritto di noi......

                             
UNA RIVOLTA ESPLOSIVA
«Il circo delle donne» di Barbara Della Polla, con attrici e ospiti del centro di salute mentale
La pièce di Trieste riecheggia «Le donne al parlamento» di Aristofane ma la ribellione qui si trasforma in un’euforia della fisicità

    L’anno scorso Barbara Della Polla aveva lavorato con le sue donne su un testo di Fabrizia Ramondino, Passaggio a Trieste, divenuto sulla scena Di passaggio. Ne era nata una sorta di autobiografia collettiva di quelle donne, alcune attrici e teatranti di professione, altre ospiti e utenti dei centri di salute mentale di Trieste. Ne era nato anche uno spettacolo intenso e struggente, dove l’universo cinematografico era lo specchio amplificatore di piccole vite che in quel confronto crescevano senza limite.
    Quest’anno, sempre assieme alla sua Cassiopea teatro, Della Polla ha coinvolto nuovamente lo stabile del Friuli-Venezia Giulia, ma soprattutto quel gruppo di sue compagne di scena (e tutti gli enti cui esse fanno riferimento) per una nuova esperienza teatrale, più leggera all’apparenza nel tema, ma più straziante nel corpo che ha preso. Per la verità il punto di partenza era piuttosto preciso e deciso; Le donne al parlamento di Aristofane. Una commedia dell’Atene classica perché di quell’autore la regista e le sue amiche condividevano l’insofferenza per la situazione politica a ognuno contemporanea, e perché volevano misurarsi con la scommessa che per paradosso lo scrittore greco lancia in quel testo: le donne si ribellano, diventano per un momento luoghi del potere della propria società, e sperimentano una condivisione assoluta di beni e corpi che inceppa i meccanismi funzionali della organizzazione sociale. Finisce presto, il comunismo è impossibile suggerisce Aristofane da buon conservatore.
    Sono state le stesse donne della compagnia a scegliere, dopo l’ingresso nelle tematiche e nei paradossi aristofanei, un altro percorso per perseguire il medesimo fine. La rivolta femminile (incubo dello scrittore comico) si trasforma in un più libero Circo delle donne, che è divenuto anche il titolo dello spettacolo (che dopo le repliche alla Sala Bartoli del Politeama Rossetti, si prepara a sbarcare il mese prossimo a Udine). Non viene nascosto all’inizio della rappresentazione, l’approccio ad Aristofane, ma la trasformazione del percorso verso una fisicità ancor più libera e impertinente, è una sorta di esplosione di gioia e commozione.
    Ci sono momenti, in questo circo, in cui ci si può commuovere fino alle lacrime, tra spirali di levità (e di personali piccole vanità, di esercizi tanto ingenui quanto spericolati, di improvvise «messe a nudo» di vite di dolore) che divengono esse stesse struttura drammaturgica. Se il corteo delle donne verso il loro nuovo racconto è un vero pugno al cuore, ogni singolo numero, ogni piccolo esercizio, ogni gag si fa momento di consapevole riflessione. Senza falsi pudori e senza inutili moralismi, ma anzi con grazia così diretta da non permettere divagazioni. Noi spettaori ci possiamo schermare dietro il fatto che tutto ciò sia «teatro», la consapevolezza delle donne in scena (la loro millimetrica precisione di gesto e movimento) non concede spazio a nessuna elucubrazione. Loro hanno la parola e il gesto, ma anche la musica che a tratti le fa scivolare nel più rapinoso teatrodanza che sia dato immaginare. Sotto luci avvolgenti, possono risuonare sinfonie piene, ma anche le modernità scandite di Steve Paxton, o il richiamo ancestrale di uno stornello di Matteo Salvatore, o la vitalità prorompente di Rino Gaetano, che ai ringraziamenti finali rimescola le carte, proiettando quei passi di donne in un cielo più blu.
Gianfranco Capitta, Il Manifesto, 3 febbraio 2004



DONNE, SULLA PASSERELLA DI UN CIRCO
Il nuovo spettacolo di Barbara Della Polla in scena fino a domenica 1° febbraio alla Sala Bartoli
Tutte in palcoscenico, per trasformare in teatro il diario delle proprie ferite

     Le nuvole oscurano il cielo azzurro e gravano minacciose sulla città. Ad Atene la democrazia è in pericolo. Che fare? Perché non affidiamo il governo alle donne? Rivoluzionaria e al tempo stesso birichina, l’idea è di Aristofane, commediografo della Grecia antica, che ne ricava un testo teatrale, «Le donne al parlamento», rappresentato per la prima volta nel 392 a.C.
     A quella bizzarra commedia si sono appassionate ora Barbara Della Polla e le artiste della Cooperativa Cassiopea Teatro, facendone il punto di partenza del loro nuovo spettacolo «Il circo delle donne» (prodotto dallo Stabile regionale) in scena alla Sala Bartoli fino a domenica 1 febbraio.
     Sembrano un soffio quei due millenni e mezzo. Il discorso che la protagonista Prassagora fa sulla situazione politica calza, e mica poco, ai tempi che viviamo. E sembrano scritte oggi quelle parole sul disagio dello «stare al mondo». Disagio che è pure la chiave del gruppo Cassiopea, formato anche da donne che non aderiscono al modello corrente, donne ferite dalla malattia, fisica e mentale, donne messe da parte sul lavoro o in famiglia. Alcune di loro hanno trovato la forza e l’ironia per salire in palcoscenico e trasformare in teatro il diario delle proprie ferite. Se possibile sorridendo.
      E’ un circo, il loro teatro, e mette insieme: sorriso, rabbia, tenerezza, e anche politica e utopia, rivoluzione e fallimento. E li butta in pista. «In pista – dice la regista Barbara Della Polla – non si può restare a guardare, viene la voglia di buttarsi dentro, di mostrare che in qualche cosa si è brave, di mettersi a nudo ed esibire il proprio talento».
      Tanti i talenti che si esibiscono in questa arena, sulle pedane per gli animali feroci, in mezzo a una collana leggerissima di lampadine. Ecco il talento della domatrice, grande grossa autoritaria, ma poi intenerita dai fiori. Il talento della giocoliera, con palloncini volanti e piedi che pesano. Ecco il talento della donna-bestia, quello della miracolata senza più stampelle, quello della trapezista, col suo ombrellino di fili che pendono. Ecco l’asse dell’altalena, su cui si inerpica l’equilibrista, che poi proclama: «Voglio la mia libertà e non ci rinuncio». Un rullìo di tamburi introduce la donna-lampadario, dal misterioso aspetto birmano. Che circo! Pieno di «numeri», storie, angosce, divertimenti. E ancora: la lotta tra la spilungona e la piccoletta, la saggezza muta della guardiana delle trottole, il racconto dell’amore delle due scarpe.
      Intanto scorrono, sullo sfondo multicolore, tutti i toni dello spettacolo: il rosso della battaglia, l’arancio delle sfide, il giallo del tempo maturo. E scorrono anche le belle musiche: le marimbas di Steve Reich, le sottolineature ironiche di una percussionista scozzese colpita da sordità, Evelyn Glennie, le grandi rapinose folate di Khachaturjan.
      E la politica? Va a farsi benedire. Le donne al governo, l’amore libero, i beni in comune? Roba da comunisti, dice Aristofane che si fa beffe della rivoluzione da lui stesso inventata. Resta il fatto che loro, le donne del circo, almeno ci hanno provato, a conquistare una libertà a cui «non si rinuncia». A sperare in un cielo sempre più chiaro. Anzi sempre più blu, come ripete Rino Gaetano, mentre sfilano, tutte e sedici, in passerella.
Roberto Canziani, Il Piccolo, 25 gennaio 2004



LEGGEREZZA NEL CIRCO DELLE DONNE
Sedici “attrici” si espongono sotto la guida di Barbara Della Polla

       Potrebbe sembrare uno spettacolo di attese e di conquiste, ma la posta in gioco è la leggerezza, la possibilità di ideare la perfezione quasi turbata di una corrispondenza che dell’immagine fa la sua forza. Così nel “Circo delle donne”, ideato e guidato da Barbara Della Polla, godiamo di un parlare “muto”, di un percorso faticato, ma leggero, che trova il suo senso nella pienezza emotiva. Perché a farlo sono le donne che, si potrebbe dire quasi da sempre, con la “diversita” hanno a che fare, ma soprattutto con l’impegno di varcare il limite, darsi al confronto, accettare il rischio.
        Dopo la bella esperienza di “Di passaggio”, grazie alla sinergia tra lo Stabile del Friuli Venezia Giulia e la Cooperativa Cassiopea, prende ora vita questo quadro circense, frutto di un articolato laboratorio che parte dalla convinzione, come ripete la regista, che nessuna disabilità possa escludere una persona dalla creazione artistica. Sul palco della Sala Bartoli si avvicendano sedici donne, che si presentano in scena quasi in sordina, per fondersi poi in una sorta di adunanza presa a prestito da Aristofane. Un’assemblea in cui le donne si “espongono” con corpo e cuore a dire la possibilità di un mondo diverso, migliore, ma anche l’impossibilità d poterlo guidare.
       E la narrazione si carica di metafore (politiche, sociali, filosofiche…), ma quello che importa è la possibilità del gesto che, talvolta, ricorda quasi, per atmosfere e immagini, i sorprendenti “Giochi d’acqua” di Peter Greenway (ed anche lì le donne c’entravano qualcosa). Soprattutto nelle rallentate soste fatte di azzurro e mele poco prima del luminoso spettacolo circense. A cui si aggiungono diversi cortei dal sapore ludico, più che ribelle, e dove l’ironia va tutta a favore di quel sentimento della leggerezza che sta anche alla base della messa in scena. La rappresentazione si è avvalsa della collaborazione artistica di Giorgio Testa, Giovanna Mori, Valentina Morpurgo, Assunta Signorelli e dell’Impasto Comunità Teatrale Nomade. Efficacissimi anche i costumi ideati sempre da Cassiopea Teatro.
Mary Barbara Tolusso, Il Gazzettino, 26 gennaio 2004